Angiola Tremonti è nata a Sondrio nel 1948. Vive e lavora a Cantù (CO). 

Frequenta nel 1966-’67 i corsi all’Accademia di Arti Applicate a Milano ottenendo il diploma di grafico pubblicitario. Lavora e collabora per due anni con lo Studio Associato di architettura De Matteis – Vadagnini a Milano.
Segue i corsi serali della Davide Campari, Istituto Superiore di Pubblicità, comunicazione e Marketing conseguendone il Diploma. Si sposa e ha un figlio.
All’inizio degli anni ’70 lavora a Como per la Sagsa, casa editrice del quotidiano locale “L’Ordine”. Ottiene quindi il diploma magistrale e si iscrive alla Facoltà di farmacia. Nel 1972 è vincitrice di concorso e inizia ad insegnare nella scuola pubblica.

Durante questi anni si dedica a didattica, sperimentazione e all’osservazione dei bambini. Approfondisce la conoscenza della psicologia. 
Lo sport, praticato da sempre, da diversivo si trasforma in professione: é allenatore istruttore della Federazione Italiana Tennis, si classifica nella categoria C1 e vince il Campionato Italiano a squadre. Lascia l’agonismo e il tennis professionistico nel 1987. 
Segue corsi di Crocerossina fino a scegliere un’esperienza esistenziale imprevedibile in paesi lontani come il Burkina Faso e l’India dove ha luogo un intenso arricchimento vitale.
L’AVO, associazione volontari ospedalieri, la vede impegnata presso gli ospedali di Erba-Beldosso. Si occupa di assistenza agli anziani e ai pluritraumatizzati anche dal punto di vista del sostegno morale e ricreativo.
Nel 1988 è incaricata come insegnante presso il carcere del Bassone, dove insegna alle detenute. Tiene corsi di animazione, teatro, approfondimento di tematiche esistenziali, aiuto alle extracomunitarie per apprendere la lingua italiana, laboratori professionali di parrucchiere, fotografia, giornalismo, arte.
Si impegna inoltre nel recupero dei tossicodipendenti.
Nello stesso anno inizia la professione dell’artista, frequentando gli studi di diversi maestri e apprende tutto il possibile, cercando di “recuperare il tempo perduto”.

Si iscrive alla scuola libera del nudo alla Accademia di Brera, segue i corsi di affresco alla scuola Castellini di Como e nel frattempo inizia a esporre. Impara le tecniche dell’incisione e della stampa, frequenta le botteghe degli artigiani canturini, produce vetrate a piombo, si avvicina alle tecniche dell’intaglio e del cesello.
Incentra il suo lavoro su tavole plastiche intarsiando e usando resine e gessi. Questa tecnica particolare di “intarsio pittorico” rende il suo lavoro subito distinguibile. Nel 1994 si avvicina al mondo della scultura e ai materiali della creta, cera e marmo. Produce quindi i suoi primi lavori in bronzo, in oro e argento, aprendo in seguito il filone del gioiello artistico.
Il forte legame personale con Don Mazzi la porta ad alternare l’arte al volontariato: si prodiga per i tossicodipendenti, scende in campo agguerrita a fianco dell’UNICEF contro la pedofilia e gli abusi infantili.

Al 2010 conta trentadue mostre personali in spazi pubblici in Italia e all’estero.
Ritiene l’evento artistico della sua vita la mostra al Palazzo Terragni (capolavoro dell’architettura razionalista) a Como, allestita nell’autunno 2002. 
Con Bric’s realizza le “Valige dipinte” in tiratura limitata di duemila esemplari.
La scultura diventa il linguaggio in cui si esprime con maggior compiutezza. Inventa il personaggio di Mabilia, una donna che porta in sé il miracolo della fecondazione, dunque della vita. 
Realizza uno stage di disegno e pittura in Abruzzo fra i bambini terremotati, donando un affresco alla città de L’Aquila. Sotto l’albero di Natale viene posta una sua scultura quale segno di amore e ricordo per i terremotati.
In Piazza della Scala a Milano installa un lavoro dedicato alla caduta del Muro di Berlino.
Hanno scritto di lei, tra gli altri, Gillo Dorfles, Rossana Boscaglia, monsignor Gianfranco Ravasi, Luciano Caramel, Francesca Bonazzoli, Elena Di Raddo, Raffaele De Grada.


Nel 2011 è uscito il suo primo libro “la valle degli orsi” ed. Bompiani .